20 ottobre 2006

Bush approva la tortura e annette il cosmo agli Stati Uniti

Mancava soltanto questa: il presidente degli Stati Uniti Bush ha firmato il Military Commissions Act che rompe le ultime illusioni sulla democraticità degli Stati Uniti.
I punti salienti di quel testo (già approvato) sono due:

1, l'approvazione di metodi di tortura per ottenere informazioni da presunti terroristi. In più questi individui potranno essere incarcerati senza capo d'accusa.

2, Gli Stati Uniti hanno proclamato per iscritto che non accetteranno “interferenze” da nessuno per quanto riguarda l'esplorazione spaziale e bloccheranno l'accesso allo spazio ai “paesi nemici”

In questi due piccoli passaggi si nota come ormai quella che un tempo era la più grande democrazia del mondo sia ormai alla deriva verso la dittatura.
Tornando indietro negli anni per ritrovare affermazioni del genere bisogna tornare alla seconda guerra mondiale, quando i nazisti annettevano al proprio territorio gli stati vicini con la forza e proclamavano la superiorità genetica della loro gente, sostenendo che la razza ariana dovesse controllare il mondo.
Oggi il menefreghismo di Bush verso tutte le leggi internazionali (che probabilmente ignora) e il suo totale asservimento alle lobby americane sta creando un grave rischio per tutti. Fortunatamente le elezioni non sono così lontane in USA ma ho forti dubbi che gli Statunitensi, ormai ridotti in gran parte a gregge di pecore, possano rendersi conto di quello che rischiano.

Consiglio a tutti la visione di questo video-documentario girato da un regista francese.

Documentario Google Video: Il mondo secondo Bush

07 ottobre 2006

Finalmente se ne parla: la Francia promuove OpenDocument

Oggi, Punto Informatico (www.punto-informatico.it) riporta come il governo francese e i parlamentari d'oltralpe si stiano adoperando per rendere diffuso e conosciuto il formato documentale OpenDocument (ODF).
Per i meno esperti, il formato ODF è un sistema di salvataggio dei file libero da royalties, gratuito nell'utilizzo e nell'implementazione, sfruttabile da qualunque software house.
Fino ad oggi i formati più diffusi e conosciuti sono stati quelli della Microsoft: chi non conosce i .doc e .xls? Bene, pochi sanno che questo tipo di file è, in gergo, chiuso. Ciò significa che il proprietario (in questo caso Microsoft) può negarne l'utilizzo a qualunque altra azienda. Il risultato è: se vuoi aprire un xls devi comprare Office e sborsare più di 250 Euro.
Ultimamente molti programmi concorrenti sono riusciti ad integrare il supporto ai formati microsoft nelle rispettive applicazioni ma il tutto è stato fatto con una tecnica chiamata “reverse engineering” che necessita tempo e risorse molto ingenti per ottenere risultati apprezzabili.
Da poco meno di un anno, per sopperire a queste limitazioni, un gruppo di sviluppatori ha creato Opendocument, un insieme di formati adatti a qualunque applicazione di produttività personale, dai file di testo alle presentazioni, al database.
tale squadra di sviluppatori ha rilasciato completamente le specifiche dei formati e ne permette l'utilizzo da parte di chiunque senza richiedere alcun pagamento. Tali formati hanno poi ottenuto l'attivazione dell'ISO, un ente internazionale che si occupa della standardizzazione di ogni cosa. Un riconoscimento di questo livello è la garanzia di trovarsi di fronte ad un prodotto ottimo e affidabile.

Infatti, come già accennato, la Francia sta tentando di imporlo come standard ufficiale per la trasmissione di file all'interno sia delle pubbliche amministrazioni francesi che della comunità Europea. tale adozione, a mio avviso, porterebbe esclusivamente vantaggi per l'Europa e per i suoi membri:

1. Ad oggi ogni individuo, ufficio o ente pubblico è obbligato a comprare licenze Microsoft di Office per poter utilizzare i file che sono stati creati in passato. Tali licenze hanno costi rilevantissimi (per un privato, una copia di Office costa più di 250 Euro) e Microsoft può permettersi di non abbassarli dato che di fatto è un monopolista. Se non compri il mio software, non potrai aprire i file che hai creato in passato ne quelli che ti arrivano via posta elettronica. L'adozione di uno standard aperto porterebbe da subito più concorrenza nel settore dei programmi da ufficio dato che, in caso di prezzi alti o bassa qualità, il passaggio ai concorrenti sarebbe indolore e rapidissimo. Grazie a questo fattore anche Microsoft sarebbe costretta a rivedere la sua politica di prezzo per poter rimanere concorrenziale

2. Il settore software europeo sarebbe rilanciato in breve tempo. Con formati aperti, chiunque potrebbe creare la propria suite da ufficio ed entrare nell'arena competitiva. Non ci sarebbero barriere all'entrata con ulteriore beneficio per la concorrenza. In questo scenario le prime aziende a giovarne sarebbero quelle Europee, al momento strozzate dall'industria Americana. Va ricordato che le più recenti indagini posizionano l'Italia al quarto posto per numero di sviluppatori e progetti OpenSource.

3.Il consumatore avrebbe alternative molto valide tra cui moltissime gratuite. Scrivo questo articolo utilizzando il software OpenOffice.org, una suite da Ufficio e per la produttività personale perfettamente alternativa ad Office di Microsoft. La sua particolarità è la completa gratuità: chiunque può installarla legalmente senza dover spendere un euro. Openoffice.org è liberamente scaricabile in Italiano da questo indirizzo OpenOffice.Org
Naturalmente questo si traduce in un risparmio di costi(anche degli enti pubblici, cioè delle nostre tasse) e un contenimento della pirateria

Con queste premesse resta solo da chiedersi perchè i nostri governi siano stati fino ad oggi insensibili al problema. In particolare in Italia c'è molta confusione intorno all'argomento e molti politici ignorano completamente quali siano i vantaggi di queste tematiche. Sono tutti troppo occupati a spalmare colla sulla poltrona per rendersi conto che su questi temi si giocherà la futura competitività di ogni paese.

02 ottobre 2006

Fastweb: cade l'ultimo mito della connessione di qualità.

Dopo aver provato numero si operatori ADSL, sia in via diretta che come semplici test nelle case di conoscenti, oggi posso raccontare la mia esperienza con le connessioni Fastweb. Stanco dei disservizi del mio precedente operatore, ho deciso circa un mese fa di contattare Fastweb. Le premesse erano ottime: velocità di 20 megabit e, finalmente, distacco da Telecom Italia ed eliminazione del fastidiosissimo canone.
Compilo i moduli sul loro sito e dopo 24 ore vengo contattato da una signorina che mi annuncia che l'indomani sarebbe arrivato il tecnico.
Questo "presunto" tecnico arriva nella mia abitazione e dopo i convenevoli comincia a montare l'HAG, l'apparato fastweb da cui passeranno sia i miei dati che le mie telefonate. (in realtà è un router ADSL comunissimo con funzioni Voip). Dopo circa una mezz'ora, nel discorso dico che non vedo l'ora di testare una 20 mega. Il tecnico, colpito, mi dice che sta montando l'hag sbagliato per cui lo deve cambiare. Dal suo furgone ne tira fuori un altro e riparte con l'assemblaggio. Già qui il dubbio ha cominciato a insediarsi... Alla fine del lavoro firmo le varie carte e mi viene comunicata la data di attivazione: 10 giorni dopo. Non ci faccio troppo caso dato che ho chiesto di portare il mio numero Telecom Italia in Fastweb.
Appena il tecnico esce di casa provo subito la LAN interna di casa: se la connessione che mi daranno sarà una 20 mega, allora la LAN andrà sicuramente a 100, come da standard RJ45. Sbagliato, la lan interna va a 10 mega. Questo è un chiaro segnale che l'hag è quello sbagliato. Chiamo il Customer Care che prima mi assicura che manderanno il tecnico e il giorno dopo mi dice che io non so di cosa parlo e che l'Hag è giusto. Dopo aver chiesto consiglio ad un amico Ingegnere Informatico ( che ovviamente ha dato ragione a me dopo aver controllato l'impianto) mi sono chiesto: ma ai call center Fastweb sono tutti laureati al politecnico? Come fanno a mettere li persone che non sanno nemmeno capire i termini usati dal cliente (cose come LAN, router, cavo di rete) attinenti alla materia per cui l'operatore dovrebbe aiutare.
Nonostante la sicurezza che l'Hag fosse sbagliato nessuno mi ha voluto mandare uno straccio di tecnico.
Infatti il giorno dell'attivazione la linea va a circa 2 mega. Chiamo e prima mi dicono che stanno facendo i test e dopo due giorni mi dicono che il test è terminato ma che la linea è stata fissata a 2 mega a causa del doppino telecom degradato. Peccato che libero (che notoriamente non brilla per la qualità delle sue linee) sulla stessa linea mi assicurava una portante massima di 5,5 mega con un contratto flat da 4. Inoltre alcuni test sulla linea effettuati dal suddetto ingegnere hanno evidenziato come la limitazione a 2 mega sia stata imposta via software. Non si tratta quindi di una limitazione tecnica ma di una scelta commerciale dellì'operatore. Evidentemente non hanno più banda per i nuovi clienti e quindi la tagliano a quelli vecchi per ridistribuirla. Quindi al momento pago 32 euro al mese per una 2 mega che dovrebe andare a 20. Ho vivamente protestato e oggi in giornata dovrei essere richiamato da un commerciale.

Sta di fatto che Fastweb è ormai una compagnia che pratica prezzi premium per un servizio che ormai è non solo alla pari ma addirittura inferiore a quello della concorrenza. Si basano solamente sul marketing e alla lunga questo non potrà che danneggiarli.

In ogni caso ho sempre accettato di pagare un prezzo superiore se il servizio merita. In questo caso mi sento oltre che truffato preso in giro.
Ovviamente mi rivolgerò al mio avvocato quanto prima per ottenere un risarcimento e la risoluzione del contratto. Nel frattempo invito tutti a una considerazione: se nessuno offre banda garantita a che serve pubblicizzare 20 mega? Tanto poi ogni operatore può assegnare al cliente la banda che vuole... A questo punto scegliamo tutti al connessione che costa meno, almeno non ci mangeremo il fegato dalla rabbia sapendo che chi paga la metà ha un servizio migliore del nostro.

28 settembre 2006

Ci risiamo: i burocrati rai all'assalto dela cassa

Oggi su moltissime testate online e non si parla dell'intenzione della RAI di fare causa a Mediaset per il plagio del programma "Affari tuoi". Per chi non ne fosse a conoscenza, il caro Bonolis, riciclatosi da RAI a Mediaset ha pensato bene di portarsi dietro il format. Se non per alcune piccolissime modifiche infatti, il suo "Fattore C" è la copia esatta del vecchio programma dei pacchi (qui si chiamano busti).
Il problema è che nelle dichiarazioni della RAI è stato inserito in pochissime righe di commento anche l'intenzione del ministro e del CDA di adeguare il canone all'inflazione dato che da 2 anni è bloccato grazie (per noi) ma purtroppo (per loro) ai ministri delle comunicazioni del governo precedente.
Cappon afferma
Se ci fosse stato un adeguamento avremmo incassato 70 milioni di euro, che è più o meno il budget di Raidue


E Gentiloni ovviamente gli da manforte, confermando l'intenzione del governo Prodi di aumentare il canone:
Le risorse servono per permettere all'azienda di fare quella svolta tanto invocata: i nostri introiti ora sono tutti impiegati per gestire l'esistente


Ovviamente nessuno parla della mega operazione per trovare gli avasori del canone che ha preso il via i primi di agosto. Quei soldi dove sono finiti?


IGN riporta come probabile aumento quello di 3 o 4 Euro. tenendo presente che ora il canone si aggira sui 100 e spiccioli, si tratta di un aumento del 4% in un anno, quasi il doppio dell'inflazione programmata

Il giornale inoltre riporta alcune dichiarazioni del Direttore generale Rai che dichiara i suoi programmi per il futuro: meno burocrazia e più investimenti si nuovi talenti e creatività. Di per sè questo sarebbe un obiettivo lodevole: peccato che da poco si sia chiusa la polemica sulla cosiddetta Vallettopoli. Meno burocrati e più starlets: non sarà un modo per accontentare anche i raccomandati che finora erano esclusi?

Ora aspettiamo la finanziaria ma pare che già da ora le preoccupazioni di chi alle elezioni vedeva nella coalizione Prodi il partito delle tasse stia trovando pienamente riscontro.
Il commento seguirà i nuovi sviluppi riportando qui le prossime notizie.
Continuate a seguirci

19 settembre 2006

Nazionalizzare Telecom Italia?

Avrebbe senso nazionalizzare la rete telecom? Dopo anni di privatizzazione in nome dello slogan “il privato è più efficiente” oggi moltissimi esponenti della maggioranza reclamano il riacquisto della rete fissa da parte dello stato, in nome di un non ben precisato principio di concorrenza e uguaglianza da parte degli operatori alternativi.
Nessuno però ha minimamente menzionato quegli operatori alternativi che già oggi sono liberi da Telecom Italia e dalla sua rete. Solo per portare qualche esempio abbiamo Fastweb, Wind/infostrada, Tiscali e in misura minore Tele2. In tutte le grandi città è già possibile da anni scegliere con chi telefonare in base ai prezzi, alle prestazioni delle connessioni, alla simpatia verso un marchio. Ora anche paesi e piccole città possono un po alla volta staccarsi dall'ex monopolista grazie agli investimenti miliardari di aziende private.
Che senso avrebbe ora che la privatizzazione sta giungendo al termine riportare la Telecom sotto controllo pubblico? Avrebbe l'unico scopo di vanificare decine e decine di miliardi di euro delle compagnie alternative.
Sul fronte opposto ci sono i provider che non possiedono rete propria e si appoggiano in toto alla Telecom: chiaramente per loro sarebbe meglio una rete pubblica. Troppo comodo: non vogliono rischiare nulla ma avere tutta la torta. Se non sono in grado di sopravvivere così è giusto che chiudano lasciando spazio a chi ha giustamente rischiato di più pur di avere una rete indipendente.
Inoltre dalla parte favorevole a questa statalizzazione vagamente espropriante ci sono i cittadini dei minuscoli comuni che ancora non hanno l'adsl: a mio avviso dovrebbero prendersela non con le compagnie telefoniche private (sottolineo che anche telecom è privata, non ha più una virgola di pubblico) che ovviamente pensano al proprio profitto e non certo al bene della comunità. Dovrebbero prendersela con i propri governanti da loro votati, che quando si parla di banda larga molte volte ignorano i concetti più basilari. Varie regioni hanno fatto accordi COMMERCIALI con le società telefoniche per vedersi cablare i rispettivi territori: la Valle d'Aosta e la Calabria hanno fatto accordi con Fastweb, il Piemonte con Telecom Italia. Addirittura vista la futura integrazione di Wi-max nel territorio la rete fissa diventerà sempre meno indispenzabile per le connessioni ad alta velocità.
Ovviamente però, vista la preparazione della classe politica romana è ovvio che si pensi più a riconquistare una rete costruita in epoca sovietica piuttosto che pensare a soluzioni innovative.
Forse hanno finito i posti per i dirigenti pubblici e devono piazzarne anche in Telecom? Forse creare nuove reti con nuove tecnologie darebbe fastidio agli attuali assetti di potere?

14 settembre 2006

Alitalia e Rai: i giochini della politica

Impazza in questi giorni la polemica riguardo alle nomine Rai e all'enorme buco che Alitalia sta creando nei suoi bilanci. Vari articoli sono in grado di portare a conclusioni che mi piacerebbe discutere.
Decenni fa, fino agli anni 80 circa, in Italia non c'era nulla. Mancavano infrastrutture, servizi pubblici, lavoro. Lo stato, per porre un freno a questi problemi e per rilanciare la crescita diede il via ad un grande piano per dotare il nostro paese di tutte quelle opere che di li a breve sarebbero diventate indispensabili. Per far questo, il sistema allora più usato era quello dell'azienda pubblica di proprietà dello stato: SIP, Alitalia, RAI, ENI ed ENEL erano esempi di obiettivi raggiunti grazie alle garanzie statali sui prestiti e alla capacità sovrana di indebitamento di cui godono tutti gli stati moderni.
Questo modello porta con se benefici e difetti che vorrei elencare nelle loro linee principali;
I principali pregi riguardano le disponibilità finanziarie: nessuno aveva a quel tempo i capitali necessari per creare aziende così grandi, nessuna aveva la necessaria influenza politica. Inoltre le imprese pubbliche potevano operare in condizioni di non economicità per servire tratte utili socialmente ma che lavoravano in perdita (i traghetti per le isole minori ad esempio). In più erano un efficace sistema per contenere la disoccupazione dato che tali imprese necessitavano di grosse quantità di personale.
I difetti invece spaziano dalla politicizzazione delle cariche manageriali ai vincoli sindacali più stringenti, alla scarsa efficienza del personale al soprannumero dello stesso.
Tutti queste caratteristiche dell'azienda pubblica erano sopportabili 20 anni fa, ma oggi?
Le principali e più conosciute proprietà a controllo statale sono rimaste la RAI e l'Alitalia. Oggi però i motivi che hanno spinto alla creazione delle aziende pubbliche sono caduti: esistono concorrenti su tutta la linea, concorrenti che fanno le cose meglio delle aziende pubbliche spendendo meno e facendo spendere meno al cittadino. Un esempio è mediaset: qualità, informazione, programmi di ogni tipo. La rai ci da le stesse cose ma per farlo pretende da ogni famiglia un balzello di 100 euro. Perchè mediaset può farne a meno mentre la rai no? Forse perchè deve mantenere migliaia di dipendenti nullafacenti amici degli amici del Mastella di turno? (Dico Mastella perchè incarna la fisionomia e il carattere del vero mafioso venditore di poltrone e liberatore di suoi compagni criminali. Famosa è la storia della ristrutturazione della chiesa del suo paese per il matrimonio del figlio).
O ancora, cambiando soggetti, perchè Ryanair fa volare in tutta Europa a prezzi che fanno sorridere, mentre Alitalia è in rosso nonostante i biglietti costino più di 10 o 100 volte? Forse perchè i manager sanno che lo stato non ne permetterà il fallimento rimpinguando di volte in volta le casse vuote? Oppure perché le ristrutturazioni sono bloccate dal sindacato che può avanzare richieste scandalose sapendo che verranno accettate? Oppure ancora perché le buoneuscite dei dirigenti sfiorano i 10 milioni di Euro?
La cosa che più fa infuriare è che quei soldi sono i nostri soldi. I miliardi che lo stato da a queste società sono nostri, l'azienda stessa è nostra in quanto proprietà pubblica.
Ebbene io non voglio più finanziarla, io uso Ryanair ed AirOne in televisione guardo Sky. perché devo pagare per una cosa che non uso e che per giunta va male per incapacità evidenti di gestione?

La soluzione sarebbe la completa privatizzazione: qualcuno potrebbe obiettare che alcuni pregi ancora sussistono ai nostri giorni (come i già citati collegamenti con le isole). Bene, allora basterà fare un regolamento per fare in modo che quei pregi rimangano. è stato fatto per Telecom Italia (che ha l'obbligo di collegare anche le casette più sperdute e di far passare anche altri operatori sulla sua rete). Non vedo perché non si possa fare per le altre società. Forse perché la cosa non porta voti o perché così non vi sarà più la possibilità di tenere buono un partitino con l'1% dei voti regalandogli una poltrona di potere...

Aspetto i vostri commenti. Al prossimo articolo.

04 giugno 2006

Cellulari: petizione per i costi di ricarica. Un paio di trucchi del mestiere.

Come tutti saprete, ogni volta che ricarichiamo il nostro telefonino una quota di ciò che spendiamo non ci viene data in credito. Si tratta del cosiddetto costo di ricarica. In questi giorni sui siti specializzati circola il link ad una petizione con cui si chiede all'Unione Europea di intervenire per rimuovere questi. Le motivazioni a supporto della richiesta sono principalmente due: l'Italia è l'unico paese europeo a far pagare questi costi e al pagamento di questa "tassa" non corrisponde un costo da parte dell'operatore.
Io apprezzo chi si è impegnato a proporre la petizione ma credo che tutto ciò sia inutile: infatti già oggi è possibile non pagare alcun costo di ricarica e risparmiare. Il trucco si chiama Mobile Number Portability (MNP o portabilità del numero). In soldoni, la legge ci permettte di trasferire il nostro numero di telefono da un operatore all'altro. Sembra complicato ma in realtà è semplicissimo, basta farne richiesta all'operatore a cui dobbiamo passare, nei negozi o su internet.
Molti di noi hanno schede Sim da molti anni e non si informano sulle novità del mercato. Con questo articolo cercherò di semplificare la spiegazione. Questi sono i passi da seguire:

1. Controllate che tariffa avete. Lo potete fare chiamando l'assistenza clienti del vostro operatore (119 per tim, 190 per vodafone, 155 per wind, 133 per 3, i numeri sono gratuiti). Le cose da tenere presente sono: lo scatto alla risposta, la tariffazione (al secondo o a scatti anticipati), il costi degli sms. Dovete sapere quanto spendete per sapere se con le tariffe nuove andrete a milgiorare o peggiorare la situazione.

2. Primo trucco: i gestori offrono laute ricompense a chi diventa loro cliente portandosi dietro il vecchio numero. Per farlo basta che andiate in un negozio di telefonia con documento e codice fiscale del proprietario della scheda da cui prelevare il numero. Potete fare tutto li gratuitamente. L'offerta attualmente più interessante è quella di Wind che raddoppia l'importo delle ricariche per 6 mesi. Praticamente se fate una ricarica da 8 Euro ve ne accrediteranno 16. Già in questo modo avete eliminato il costo di ricarica.

3. La soluzione definitiva: il mercato funziona sulla concorrenza. Se un gestore è dominante avrà meno vincoli a proporre offerte convenienti per il consumatore. Viceversa se è un operatore meno blasonato offrirà tarifffe migliori. In Italia gli operatori "minori" sono Wind e Tre. Infatti è qui che troviamo ciò che fa al caso nostro.
Cominciamo da 3:
Ricarica Power. Sono ricariche che hanno una scadenza: durano fino alla fine del mese solare (quindi fino al 30-31 del mese). Dopodichè il credito viene cancellato. A che pro tutto questo? Il vantaggio è che la ricarica power vi ricarica più di quello che avete speso! La 10 Euro ad esempio vi ricarica di 13, la 30 Euro vi ricarica di 40, spendendo 60 Euro addirittura ne avrete 90 di credito telefonico. Basterà acquistare una ricarica tarata sul vostro consumo mensile e addio costo di ricarica.

Passiamo a wind:
Ricarica bonus: spendete 30 Euro e ne avete 40 di credito da consumare in 30 giorni (qui non si va a mese solare come per 3).

Ricarica online: addebitando le ricariche sulla bolletta infostrada del telefono fisso, vi ricaricate esattamente di quello che spendete. La ricarica da 10 euro vi ricarica di 10, quella da 25 di 25 e così via. Queste non hanno scadenza!
Aggiornamento: ricarica da 50 Euro: win ha introdotto il 2 ottobre 2006 una ricarica da 50 Euro senza costi di ricarica sostituendo la precedente ricarica da 60. Queste ricariche sono le normali ricariche da tabacchino.


Come vedete è semplice risparmiare. Vorrei ricordare che la portabilità del numero è un'operazione semplicissima e alla portata di tutti. inoltre è reversibile: potete spostare il numero quante volte volete.
Anzichè firmare petizioni, gli autori avrebbero dovuto dare un'occhiata alle tariffe già presenti sul mercato. è difficile che i due operatori maggiori (Tim e Vodafone) facciano offerte così buone perchè hanno già abbastanza clienti. Il consumatore dovrebbe sfruttare il mercato per ottenere il massimo risparmio!

Spero che questa veloce spiegazione sia utile a molti. Non esitate a contattarmi tramite un commento per approfondire la questione. Risponderò se possibile.

03 giugno 2006

Amnistia: il condono dei reati...

Mi chiedo: ma come è possibile che nemmeno le pene definitive in Italia siano certe e indiscusse? Come è possibile che chi ha commesso reati, chi è stato preso dalle forze dell'ordine, chi è stato giudicato colpevole sulla base di prove dalla magistratura, possa da un giorno all'altro ritrovarsi libero perchè un politicante da strapazzo ha deciso che è l'ora?
L'articolo 151 codice penale recita:
L’amnistia estingue il reato e, se vi è stata condanna fa cessare l’esecuzione della condanna e le pene accessorie. Nel concorso di più reati, l’amnistia si applica ai singoli reati per i quali è conceduta. L’estinzione del reato per effetto dell’amnistia è limitata ai reati commessi a tutto il giorno precedente la data del decreto, salvo che questo stabilisca la data diversa. L’amnistia può essere sottoposta a condizioni o ad obblighi. L’amnistia non si applica ai recidivi, nei casi preveduti dai capoversi dell’articolo 99 Codice Penale, né ai delinquenti abituali, o professionali o per tendenza, salvo che il decreto disponga diversamente.


Quindi ricapitolando chi sfrutta l'amnistia è come se non avesse mai commesso il reato, viene cancellato in toto. Almeno avessero la decenza di proporre un indulto (la differenza è significativa: l'indulto cancella la pena, non il reato).
Tutta da ridere poi la motivazione che spinge a fare queste proposte: le carceri sono piene, il detenuto subisce un aggravio di pena ecc ecc... Si possono trarre molte conclusioni da queste affermazioni:

1. chi non commette reati non subisce nessun aggravio di pena dovuto al sovraffollamento. Semplicemente si comporta come dovrebbe e merita un premio, non una fregatura...
2. visto che sono dieci anni che si va avanti con questa storia, ma non c'era il tempo di costruire carceri nuove? Forse non è elettoralmente comodo?

3° e più importante: si può rimettere in strada gente colpevole dicendogli solo grazie e arrivederci? E le vittime dei suoi reati?

è sempre la stessa storia. Essere onesti non paga, in Italia. Tanto basta aspettare il governo seguente che tutto viene cancellato. A questo punto erano meglio i condoni della destra: almeno li centravano solo i soldi e non la paura delle persone di essere rapinate, stuprate o picchiate in mezzo alla strada

01 giugno 2006

La brutta politica dell'inseguimento

A tutti sarà capitato qualche volta di sedersi e immaginare come sarebbe il mondo se... Di sognare a come potrebbe diventare il proprio paese se si introducessero innovazioni reali in qualunque settore: industria, servizi e, perchè no, politica.
Evidentemente nessuno dei nostri "cari politici" (o almeno nessuno di quelli che contano e che potrebbero prendere decisioni) ha mai fatto questo semplice gioco di immaginazione. In Italia ci limitiamo nella maggior parte dei casi a copiare ciò altri hanno fatto all'estero, su qualunque argomento: politiche fiscali, sociali, di incentivo allo sviluppo tecnologico, di utilizzo di nuove tecnologie nelle pubbliche amministrazioni. Nei discorsi di moltissimi ministri o parlamentari si sente regolarmente il ritornello: "in Francia ha dato i suoi frutti" o "in Inghilterra hanno creato così nuovi posti di lavoro" e via di seguito per Germania, Svezia, Spagna, USA...
Mi si potrebbe obiettare che se una cosa ha funzionato non vi è motivo per non replicarla anche qui. Giusto, però andiamo a vedere quali sono i paesi più economicamente avanzati: proprio quelli da cui andiamo a copiare, quasi fossimo un paese di serie.
Mi sembra di sentir parlare della Cina: copiano tutti i prodotti che non sarebbero in grado di creare da sè. Allo stesso modo i nostri politici non sono in grado di partorire idee proprie, quindi gli tocca copiare idee degli altri.
La prossima volta tanto varrà andare a votare all'estero...

31 maggio 2006

Staminali: di nuovo alla ribalta

Fabio Mussi, ministro per l'Università e la ricerca dell'attuale governo, ha fatto ieri alcune dichiarazioni riguardo ad un cambio di rotta per quel che riguarda le autorizzazioni alla ricerca e alla sperimentazione di cellule staminali embrionali.
Per chi non lo sapesse, sono le cellule che immediatamente dopo il concepimento formano il primo stadio di quello che in seguito potrebbe diventare un neonato.
Il ministro non ha confermato se intende o meno cambiare la legge che oggi vieta, in Italia, la ricerca su tali cellule. Sta di fatto che ha dichiarato, testualmente:

Su questo tema la legge italiana resta in vigore, ma non mi sembrava il caso che il nostro Paese, in sede europea, avesse una posizione di chiusura totale alla sperimentazion e alla ricerca. Si tratta di avere rispetto per diverse legislazioni e per cogliere l'opportunità di un uso controllato delle staminali per la ricerca


Senza dilungarsi su commenti e smentite che immancabilmente annacquano ciò che conta, mi sembra fondamentale sottolineare un aspetto del suo discorso. L'attuale legge vieta la ricerca su questo tipo di cellule anche se ad oggi non se ne conoscono ancora le reali e totali potenzialità. Lasciare libertà ai ricercatori di scegliere ciò su cui concentrarsi mi sembra un grosso passo avanti. Saranno poi loro a decidere se il gioco vale la candela o se invece i risultati saranno deludenti. In questo modo non torniamo indietro di 1000 anni, quando per studiare un corpo umano bisognava andare la notte a dissotterrarlo dal cimitero in gran segreto.

Di mio sono abbastanza ottimista sulla questione e credo che a breve le ricerche internazionali su queste cure daranno grossi effetti. Non ci resta che aspettare...

30 maggio 2006

Le basi del mio blog

Salve a tutti...
Sono relativamente nuovo nel mondo dei blog. Naturalmente so di cosa si tratta e suppongo che se siete arrivati fin qui una vaga idea la abbiate anche voi.
Quante volte, leggendo un qualche articolo, rivista, libro o guardando un film o una trasmissione vi siete fermati a pensare sui suoi contenuti, su cosa vi sembrava ottimo e cosa inutile, su cosa rispecchiava le vostre idee e cosa no.
A me capita spesso ma altrettanto spesso non trovo qualcuno di vicino e reperibile :-) per poterne discutere sul momento. Per questo ho aperto il blog: per fissare alcune idee a far si che altri le possano commentare.
Appena avrò un attimo libero vedrò di inserire il primo (o i primi) pezzi che già ho scritto... Sarei curioso di sapere il parere di chi mi leggerà quindi non esitate a fare commenti...

Al prossimo pezzo...