28 settembre 2006

Ci risiamo: i burocrati rai all'assalto dela cassa

Oggi su moltissime testate online e non si parla dell'intenzione della RAI di fare causa a Mediaset per il plagio del programma "Affari tuoi". Per chi non ne fosse a conoscenza, il caro Bonolis, riciclatosi da RAI a Mediaset ha pensato bene di portarsi dietro il format. Se non per alcune piccolissime modifiche infatti, il suo "Fattore C" è la copia esatta del vecchio programma dei pacchi (qui si chiamano busti).
Il problema è che nelle dichiarazioni della RAI è stato inserito in pochissime righe di commento anche l'intenzione del ministro e del CDA di adeguare il canone all'inflazione dato che da 2 anni è bloccato grazie (per noi) ma purtroppo (per loro) ai ministri delle comunicazioni del governo precedente.
Cappon afferma
Se ci fosse stato un adeguamento avremmo incassato 70 milioni di euro, che è più o meno il budget di Raidue


E Gentiloni ovviamente gli da manforte, confermando l'intenzione del governo Prodi di aumentare il canone:
Le risorse servono per permettere all'azienda di fare quella svolta tanto invocata: i nostri introiti ora sono tutti impiegati per gestire l'esistente


Ovviamente nessuno parla della mega operazione per trovare gli avasori del canone che ha preso il via i primi di agosto. Quei soldi dove sono finiti?


IGN riporta come probabile aumento quello di 3 o 4 Euro. tenendo presente che ora il canone si aggira sui 100 e spiccioli, si tratta di un aumento del 4% in un anno, quasi il doppio dell'inflazione programmata

Il giornale inoltre riporta alcune dichiarazioni del Direttore generale Rai che dichiara i suoi programmi per il futuro: meno burocrazia e più investimenti si nuovi talenti e creatività. Di per sè questo sarebbe un obiettivo lodevole: peccato che da poco si sia chiusa la polemica sulla cosiddetta Vallettopoli. Meno burocrati e più starlets: non sarà un modo per accontentare anche i raccomandati che finora erano esclusi?

Ora aspettiamo la finanziaria ma pare che già da ora le preoccupazioni di chi alle elezioni vedeva nella coalizione Prodi il partito delle tasse stia trovando pienamente riscontro.
Il commento seguirà i nuovi sviluppi riportando qui le prossime notizie.
Continuate a seguirci

19 settembre 2006

Nazionalizzare Telecom Italia?

Avrebbe senso nazionalizzare la rete telecom? Dopo anni di privatizzazione in nome dello slogan “il privato è più efficiente” oggi moltissimi esponenti della maggioranza reclamano il riacquisto della rete fissa da parte dello stato, in nome di un non ben precisato principio di concorrenza e uguaglianza da parte degli operatori alternativi.
Nessuno però ha minimamente menzionato quegli operatori alternativi che già oggi sono liberi da Telecom Italia e dalla sua rete. Solo per portare qualche esempio abbiamo Fastweb, Wind/infostrada, Tiscali e in misura minore Tele2. In tutte le grandi città è già possibile da anni scegliere con chi telefonare in base ai prezzi, alle prestazioni delle connessioni, alla simpatia verso un marchio. Ora anche paesi e piccole città possono un po alla volta staccarsi dall'ex monopolista grazie agli investimenti miliardari di aziende private.
Che senso avrebbe ora che la privatizzazione sta giungendo al termine riportare la Telecom sotto controllo pubblico? Avrebbe l'unico scopo di vanificare decine e decine di miliardi di euro delle compagnie alternative.
Sul fronte opposto ci sono i provider che non possiedono rete propria e si appoggiano in toto alla Telecom: chiaramente per loro sarebbe meglio una rete pubblica. Troppo comodo: non vogliono rischiare nulla ma avere tutta la torta. Se non sono in grado di sopravvivere così è giusto che chiudano lasciando spazio a chi ha giustamente rischiato di più pur di avere una rete indipendente.
Inoltre dalla parte favorevole a questa statalizzazione vagamente espropriante ci sono i cittadini dei minuscoli comuni che ancora non hanno l'adsl: a mio avviso dovrebbero prendersela non con le compagnie telefoniche private (sottolineo che anche telecom è privata, non ha più una virgola di pubblico) che ovviamente pensano al proprio profitto e non certo al bene della comunità. Dovrebbero prendersela con i propri governanti da loro votati, che quando si parla di banda larga molte volte ignorano i concetti più basilari. Varie regioni hanno fatto accordi COMMERCIALI con le società telefoniche per vedersi cablare i rispettivi territori: la Valle d'Aosta e la Calabria hanno fatto accordi con Fastweb, il Piemonte con Telecom Italia. Addirittura vista la futura integrazione di Wi-max nel territorio la rete fissa diventerà sempre meno indispenzabile per le connessioni ad alta velocità.
Ovviamente però, vista la preparazione della classe politica romana è ovvio che si pensi più a riconquistare una rete costruita in epoca sovietica piuttosto che pensare a soluzioni innovative.
Forse hanno finito i posti per i dirigenti pubblici e devono piazzarne anche in Telecom? Forse creare nuove reti con nuove tecnologie darebbe fastidio agli attuali assetti di potere?

14 settembre 2006

Alitalia e Rai: i giochini della politica

Impazza in questi giorni la polemica riguardo alle nomine Rai e all'enorme buco che Alitalia sta creando nei suoi bilanci. Vari articoli sono in grado di portare a conclusioni che mi piacerebbe discutere.
Decenni fa, fino agli anni 80 circa, in Italia non c'era nulla. Mancavano infrastrutture, servizi pubblici, lavoro. Lo stato, per porre un freno a questi problemi e per rilanciare la crescita diede il via ad un grande piano per dotare il nostro paese di tutte quelle opere che di li a breve sarebbero diventate indispensabili. Per far questo, il sistema allora più usato era quello dell'azienda pubblica di proprietà dello stato: SIP, Alitalia, RAI, ENI ed ENEL erano esempi di obiettivi raggiunti grazie alle garanzie statali sui prestiti e alla capacità sovrana di indebitamento di cui godono tutti gli stati moderni.
Questo modello porta con se benefici e difetti che vorrei elencare nelle loro linee principali;
I principali pregi riguardano le disponibilità finanziarie: nessuno aveva a quel tempo i capitali necessari per creare aziende così grandi, nessuna aveva la necessaria influenza politica. Inoltre le imprese pubbliche potevano operare in condizioni di non economicità per servire tratte utili socialmente ma che lavoravano in perdita (i traghetti per le isole minori ad esempio). In più erano un efficace sistema per contenere la disoccupazione dato che tali imprese necessitavano di grosse quantità di personale.
I difetti invece spaziano dalla politicizzazione delle cariche manageriali ai vincoli sindacali più stringenti, alla scarsa efficienza del personale al soprannumero dello stesso.
Tutti queste caratteristiche dell'azienda pubblica erano sopportabili 20 anni fa, ma oggi?
Le principali e più conosciute proprietà a controllo statale sono rimaste la RAI e l'Alitalia. Oggi però i motivi che hanno spinto alla creazione delle aziende pubbliche sono caduti: esistono concorrenti su tutta la linea, concorrenti che fanno le cose meglio delle aziende pubbliche spendendo meno e facendo spendere meno al cittadino. Un esempio è mediaset: qualità, informazione, programmi di ogni tipo. La rai ci da le stesse cose ma per farlo pretende da ogni famiglia un balzello di 100 euro. Perchè mediaset può farne a meno mentre la rai no? Forse perchè deve mantenere migliaia di dipendenti nullafacenti amici degli amici del Mastella di turno? (Dico Mastella perchè incarna la fisionomia e il carattere del vero mafioso venditore di poltrone e liberatore di suoi compagni criminali. Famosa è la storia della ristrutturazione della chiesa del suo paese per il matrimonio del figlio).
O ancora, cambiando soggetti, perchè Ryanair fa volare in tutta Europa a prezzi che fanno sorridere, mentre Alitalia è in rosso nonostante i biglietti costino più di 10 o 100 volte? Forse perchè i manager sanno che lo stato non ne permetterà il fallimento rimpinguando di volte in volta le casse vuote? Oppure perché le ristrutturazioni sono bloccate dal sindacato che può avanzare richieste scandalose sapendo che verranno accettate? Oppure ancora perché le buoneuscite dei dirigenti sfiorano i 10 milioni di Euro?
La cosa che più fa infuriare è che quei soldi sono i nostri soldi. I miliardi che lo stato da a queste società sono nostri, l'azienda stessa è nostra in quanto proprietà pubblica.
Ebbene io non voglio più finanziarla, io uso Ryanair ed AirOne in televisione guardo Sky. perché devo pagare per una cosa che non uso e che per giunta va male per incapacità evidenti di gestione?

La soluzione sarebbe la completa privatizzazione: qualcuno potrebbe obiettare che alcuni pregi ancora sussistono ai nostri giorni (come i già citati collegamenti con le isole). Bene, allora basterà fare un regolamento per fare in modo che quei pregi rimangano. è stato fatto per Telecom Italia (che ha l'obbligo di collegare anche le casette più sperdute e di far passare anche altri operatori sulla sua rete). Non vedo perché non si possa fare per le altre società. Forse perché la cosa non porta voti o perché così non vi sarà più la possibilità di tenere buono un partitino con l'1% dei voti regalandogli una poltrona di potere...

Aspetto i vostri commenti. Al prossimo articolo.