19 settembre 2006

Nazionalizzare Telecom Italia?

Avrebbe senso nazionalizzare la rete telecom? Dopo anni di privatizzazione in nome dello slogan “il privato è più efficiente” oggi moltissimi esponenti della maggioranza reclamano il riacquisto della rete fissa da parte dello stato, in nome di un non ben precisato principio di concorrenza e uguaglianza da parte degli operatori alternativi.
Nessuno però ha minimamente menzionato quegli operatori alternativi che già oggi sono liberi da Telecom Italia e dalla sua rete. Solo per portare qualche esempio abbiamo Fastweb, Wind/infostrada, Tiscali e in misura minore Tele2. In tutte le grandi città è già possibile da anni scegliere con chi telefonare in base ai prezzi, alle prestazioni delle connessioni, alla simpatia verso un marchio. Ora anche paesi e piccole città possono un po alla volta staccarsi dall'ex monopolista grazie agli investimenti miliardari di aziende private.
Che senso avrebbe ora che la privatizzazione sta giungendo al termine riportare la Telecom sotto controllo pubblico? Avrebbe l'unico scopo di vanificare decine e decine di miliardi di euro delle compagnie alternative.
Sul fronte opposto ci sono i provider che non possiedono rete propria e si appoggiano in toto alla Telecom: chiaramente per loro sarebbe meglio una rete pubblica. Troppo comodo: non vogliono rischiare nulla ma avere tutta la torta. Se non sono in grado di sopravvivere così è giusto che chiudano lasciando spazio a chi ha giustamente rischiato di più pur di avere una rete indipendente.
Inoltre dalla parte favorevole a questa statalizzazione vagamente espropriante ci sono i cittadini dei minuscoli comuni che ancora non hanno l'adsl: a mio avviso dovrebbero prendersela non con le compagnie telefoniche private (sottolineo che anche telecom è privata, non ha più una virgola di pubblico) che ovviamente pensano al proprio profitto e non certo al bene della comunità. Dovrebbero prendersela con i propri governanti da loro votati, che quando si parla di banda larga molte volte ignorano i concetti più basilari. Varie regioni hanno fatto accordi COMMERCIALI con le società telefoniche per vedersi cablare i rispettivi territori: la Valle d'Aosta e la Calabria hanno fatto accordi con Fastweb, il Piemonte con Telecom Italia. Addirittura vista la futura integrazione di Wi-max nel territorio la rete fissa diventerà sempre meno indispenzabile per le connessioni ad alta velocità.
Ovviamente però, vista la preparazione della classe politica romana è ovvio che si pensi più a riconquistare una rete costruita in epoca sovietica piuttosto che pensare a soluzioni innovative.
Forse hanno finito i posti per i dirigenti pubblici e devono piazzarne anche in Telecom? Forse creare nuove reti con nuove tecnologie darebbe fastidio agli attuali assetti di potere?

2 commenti:

Anonimo ha detto...

C'è da dire che Telecom è un grosso blocco alla concorrenza da sempre. In ogni caso anche adesso, a parte Fastweb, che hai citato, le altre si copiano le offerte l'una con l'altra.

YellowT ha detto...

Come ho scritto, secondo me Fastweb ha investito più degli altri e quindi è in grado di offrire soluzioni diverse e superiori.
Non per nulla proprio fastweb si è agiudicata la gara consip per la telefonia fissa delle pubbliche amministrazioni. Questo è già un segnale dell'inizio della concorrenza vera a mio avviso